Dallo Stato dell’Unione all’articolo 7

dallo stato dell’unione all’articolo 7 Il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’avvio delle procedure disciplinari per l’Ungheria, accusata di trasgressione dei principi dello stato di diritto e dei valori europei.

Con oltre due terzi dei voti, il legislativo europeo ha deciso, mercoledì, di chiedere alla Commissione Europea di attivare, per l’Ungheria, l’Articolo 7 del Trattato dell’Unione, tramite il quale un Paese membro può perdere il diritto di voto nel Consiglio dell’Unione. Il voto arriva dopo l’esame, il giorno prima, di un rapporto che accusa il potere di Budapest di corruzione, trasgressione dei diritti delle minoranze, abusi nei confronti dei migranti, limitazione delle libertà della stampa e delle libertà sociali e accademiche.

 

L’autrice del documento, l’eurodeputata olandese Judith Sargentini, membro del gruppo dei Verdi, ritiene che l’Ungheria non sostenga i principi europei e non sia una democrazia completamente funzionale. Il Paese è stato su un trend discendente negli ultimi otto anni e i cittadini hanno difficoltà a esprimere le proprie opinioni. Inoltre – ha aggiunto l’eurodeputata olandese – la legislazione elettorale è stata modificata e i partiti dell’opposizione svolgono con difficoltà campagne elettorali per elezioni corrette.

 

È la prima volta che il Parlamento Europeo utilizza il proprio diritto all’iniziativa per sollecitare al Consiglio di prendere una decisione in merito alla situazione dello stato di diritto di un Paese membro. Nel caso della Polonia, la procedura è stata avviata dalla Commissione Europea a dicembre dell’anno scorso. Il giorno del voto, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, aveva affermato, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, che l’esecutivo europeo si oppone alle azioni contro lo stato di diritto e che ogni pericolo nei suoi confronti richiede l’attivazione dell’articolo 7.

 

Il voto contro il potere di Budapest rileva che molti conservatori e democristiani si sono stancati di difendere il premier Viktor Orban, considerato il bambino ribelle dell’Europa centrale. Nei dibattiti di martedì che hanno preceduto il voto, quest’ultimo ha tenuto un discorso, considerato arrogante, in cui ha abusato di parole come „Ungheria” e „ungherese” ed ha criticato con veemenza il rapporto che ha fatto scattare le procedure di sanzione. Orban ha detto che il rapporto insulta l’Ungheria e usa doppi standard. L’Ungheria non può essere condannata perché desidera essere un Paese senza migranti illegali, ha detto Orban. Il Ministero degli Esteri ungherese ha definito il voto "una vendetta meschina dei politici pro-immigrazione”.

 

L’articolo 7 è soprannominato "l’arma nucleare" dell’UE, perché può anche portare alla sospensione del diritto di voto nel Consiglio. Non è stato mai attivato dal momento della fondazione dell’Unione. La punizione dell’Ungheria è poco probabile, perché sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei governi dei Paesi membri, mentre la Polonia ha già annunciato che si opporrà a qualsiasi sanzione imposta dal blocco comunitario nei confronti di Budapest. Tuttavia, il voto di mercoledì è un monito per i leader e i governi attratti da quello che i politologi definiscono democrazia illiberale, una approssimativa in cui i vincitori delle elezioni pensano che le maggioranze che detengono possano legittimare azioni discrezionali, contrarie allo stato di diritto. Le controverse e contestate modifiche apportate alle leggi sulla giustizia e sui codici penale e di procedura penale e, di recente, l’intervento in forza dei gendarmi alla protesta antigoverno del 10 agosto scorso hanno portato anche il potere di sinistra di Bucarest nel mirino dei difensori intransigenti dello stato di diritto e dei valori dell’Unione.  


www.rri.ro
Publicat: 2018-09-13 11:44:00
Vizualizari: 354
TiparesteTipareste