La scomparsa di un simbolo

la scomparsa di un simbolo Martedì si è spento, a 96 anni, dopo una lunga sofferenza, l’ultimo Re di Romania, Michele I.

Un Paese orfano – così è la Romania dopo la morte del suo ultimo Re, Michele I. In un periodo in cui i mass-media abbondano di effimere stelle, il Re veniva da un’altra epoca e da un altro mondo. L’ultimo capo di stato della seconda guerra mondiale ancora in vita, Re Michele – notano i suoi biografi – ha creduto incessantemente in una Romania morale, unita e prospera ed ha militato, instancabile e modesto, per l’adesione del Paese alla NATO e all’UE. 

 

Il 25 ottobre 2011, in occasione del suo novantesimo compleanno, il Re pronunciava praticamente il suo testamento politico e morale di fronte al Parlamento di Bucarest. Re Michele: „Le istituzioni democratiche non sono governate solo da leggi e dall’etica. Il senso sacro del dovere, l’amore per il Paese e la competenza sono i principali criteri della vita pubblica. Fidatevi della democrazia, del ruolo delle istituzioni e delle loro regole! Il mondo di domani non può esistere senza la morale, senza la fede e senza la memoria. Il cinismo, l’interesse meschino, e la vigliaccheria non devono occupare la nostra vita.”

 

Michele I è salito al trono a settembre 1940 ed è rimasto per molto tempo nell’ombra dell’uomo forte dell’epoca, il maresciallo filo-tedesco Ion Antonescu. Però, il 23 agosto 1944, quando l’Armata Rossa era già entrata in Romania e minacciava di cancellare Bucarest dalla carta, con un coraggio incredibile, il Re ha deciso di far arrestare il maresciallo, ha deciso l’uscita del Paese dall’Asse e l’affiancamento alla coalizione antinazista. Gli storici affermano all’unanimità: la sua decisione ha abbreviato la guerra in Europa di mezzo anno ed ha salvato centinaia di migliaia di vite.

 

È commovente l’eredità che il Re trasmette alla primogenita delle sue cinque figlie, la Principessa Margherita, investita Custode della Corona. La principessa Margherita: „La sua bontà e perdono hanno sconfitto tutti i mali dello scorso secolo. La sua saggezza ha garantito la continuità della nostra identità, nei momenti di grave sviamento dall’andamento normale del Paese. Il nostro Re è stato parte della fibra dello stato romeno. Tramite la sua intera vita, mio padre ha continuato il legame della famiglia reale con la nazione romena. Per il nostro domani, lui ci ha regalato il suo giorno di oggi. Inizia una nuova tappa per la Casa Reale di Romania. Con gli stessi principi e sentimenti di mio padre, continuerò a servire gli interessi fondamentali del popolo romeno. Che Dio mi aiuti!”

 

Il Re è stato costretto ad abdicare e ad esiliarsi nel 1947, quando il Paese era condotto da un governo comunista marionetta e si trovava, praticamente sotto occupazione militare sovietica. Per sopravvivere, il monarca detronizzato non ha esitato a riparare macchine, a coltivare la terra o ad allevare galline in una fattoria. Fino alla Rivoluzione anticomunista del 1989, si è trovato permanentemente sotto la sorveglianza della Securitate, la polizia politica del regime di Bucarest. Allontanato dalla Patria a 26 anni, il Re è potuto tornare solo a 75.

 

In un doloroso esercizio di storia controfattuale, molti romeni si chiedono spesso come sarebbe oggi la Romania senza la sua abdicazione forzata, senza la sanguinosa dittatura comunista e l’incoerente transizione che sono seguite. (tr. G.P.)

 


www.rri.ro
Publicat: 2017-12-06 13:10:00
Vizualizari: 379
TiparesteTipareste